Il peperoncino
Capsicum L. noto come peperoncino è un genere di piante della famiglia delle Solanaceae originario delle Americhe, ma attualmente coltivato in tutto il mondo. Oltre al noto peperone, il genere comprende varie specie di peperoncini piccanti, ornamentali e dolci.
Il peperoncino rosso (Capsicum annuum) è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Solanacee, la stessa di patate, melanzane, pomodori e tabacco. Originaria del continente americano, fu portata in Europa da Cristoforo Colombo, di ritorno dal suo secondo viaggio dal Nuovo Mondo.
Il peperoncino presenta fusto eretto, fiori bianchi e frutti dalla forma oblunga che nella fase della maturazione passano dal verde al giallo fino al rosso acceso. La peculiarità del frutto è la piccantezza al palato, caratteristica che gli viene conferita dalla capsaicina, un alcaloide presente al suo interno in concentrazioni variabili a seconda della specie considerata.
Oltre al gusto piccante, la capsaicina è una sostanza in grado di stimolare e aumentare il flusso sanguigno. Il tipico sapore piccante rende il peperoncino una spezia ideale in cucina per condire e insaporire le nostre ricette. Ma essendo ricchissimo di principi attivi, il peperoncino può essere utilizzato anche in preparazioni topiche per contrastare l’artrite e i dolori muscolari.
Il frutto contiene: vitamine (C, E, K, B, A), sali minerali tra cui calcio, rame e potassio, carotenoidi, bioflavonoidi e lecitina. In particolare, il peperoncino è ricchissimo di vitamina C: 100 grammi di questo frutto piccante ne contengono ben 229 milligrammi contro i 50 dell’arancia!
Essendo solubile in acqua, la vitamina C può essere assunta tranquillamente senza timore di esagerare, in quanto l’eventuale eccesso viene espulso attraverso le urine. Si tratta però di una sostanza estremamente volatile, per cui la sua concentrazione è massima nel peperoncino fresco, mentre si riduce drasticamente nei frutti essiccati.
Questa spezia ha moltissime proprietà benefiche. È un rimedio naturale che stimola la circolazione sanguigna, contrasta l’insorgere di batteri, abbassa il colesterolo e attiva il metabolismo.
la sua prima funzione è quella di favorire la secrezione di succhi gastrici e facilitare a digestione. Il peperoncino migliora la circolazione, è un ottimo cardioprotettivo, ha proprietà di vasodilatatore anticolesterolo. Consente ai capillari di rimanere elastici e migliora l’ossigenazione del sangue.
Il consumo di peperoncino determina sulle cellule sensoriali dell’apparato orofaringeo una sensazione tattile (diversa da un sapore) che trasmessa alla corteccia celebrale viene interpretata come un “dolore da bruciore”. Infatti vengono stimolati i recettori vanilloidi del cavo orale VR1 e VRL-1 (responsabili di segnalare al cervello quando la temperatura supera rispettivamente i 43°C e i 52°C).
Una volta passata la fase di bruciore acuta, si ha una bella sensazione di benessere che è dovuta al fatto che il “dolore” provocato dalla Capsaicina stimola il cervello a produrre endorfine, oppiacei naturali prodotti dal nostro organismo per attenuare il dolore che danno appunto la sensazione di benessere.
Questa sensazione piacevole la dobbiamo a Cristoforo Colombo, all’epoca delle grandi scoperte geografiche, motivato in parte dalla richiesta di spezie. Colombo, nei suoi viaggi, non trovò il pepe, ma scoprì il peperoncino che negli anni successivi cambiò le abitudini alimentari di molte popolazioni (Asia, Africa). Il peperoncino veniva coltivato già 5000 anni fa ed è stato protagonista in tutte le civiltà precolombiane. Presso gli Aztechi, i Maya e gli Inca era ritenuta una pianta sacra e usata anche come moneta di scambio.
I reali di Spagna, all’epoca, pensando di aver fatto un grosso affare con la coltivazione del peperoncino, non tennero conto dell’arretratezza culturale della Chiesa che bollò il piccante frutto come “suscitatore di insani propositi” con a capo dell’accusa il gesuita Josè de Acosta.
LA COLTIVAZIONE IN VASO
• Scegliere un vaso di 20-40 cm di diametro e altrettanti di profondità. Buona norma è porre dei cocci o argilla espansa sul fondo del vaso per il drenaggio.
• Per il rinvaso utilizzare del terriccio di buona qualità, mescolato a sabbia grossolana o perlite (15%).
• Prestare attenzione che il pane di terra della piantina, al trapianto non sia troppo asciutto. Se necessario irrigarlo prima di metterla a dimora.
• Dopo il rinvaso pressare con cura il terreno vicino alle radici per farlo aderire meglio.
• Posizionare in luogo molto luminoso, con almeno 6 ore di sole diretto al giorno.
• Concimare al trapianto con un buon fertilizzante minerale granulare ternario, povero di Azoto (N) e completo di microelementi (un cucchiaio per vaso di 20 cm), leggermente interrato, lontano da fusto e radici. Volendo può essere miscelato preventivamente al terriccio prima del trapianto.
• Irrigare uniformemente dopo il trapianto (circa un bicchiere di acqua per vaso da 20 cm). Limitare le annaffiature in marzo e aprile.
• L’irrigazione deve essere ripetuta solo quando il terreno in superficie è ben asciutto, per evitare pericolosi ristagni idrici o eccessi di vigore a discapito della produzione di frutti.
• Fissare la pianta ad un tutore quando supera i 35 cm di altezza.
• Potare i rami che si allontanino eccessivamente dalla “sagoma” della pianta.
LA COLTIVAZIONE IN VASO
- Scegliere un vaso di 20-40 cm di diametro e altrettanti di profondità. Buona norma è porre dei cocci o argilla espansa sul fondo del vaso per il drenaggio.
- Per il rinvaso utilizzare del terriccio di buona qualità, mescolato a sabbia grossolana o perlite (15%).
- Prestare attenzione che il pane di terra della piantina, al trapianto non sia troppo asciutto. Se necessario irrigarlo prima di metterla a dimora.
- Dopo il rinvaso pressare con cura il terreno vicino alle radici per farlo aderire meglio.
- Posizionare in luogo molto luminoso, con almeno 6 ore di sole diretto al giorno.
- Concimare al trapianto con un buon fertilizzante minerale granulare ternario, povero di Azoto (N) e completo di microelementi (un cucchiaio per vaso di 20 cm), leggermente interrato, lontano da fusto e radici. Volendo può essere miscelato preventivamente al terriccio prima del trapianto.
- Irrigare uniformemente dopo il trapianto (circa un bicchiere di acqua per vaso da 20 cm). Limitare le annaffiature in marzo e aprile.
- L’irrigazione deve essere ripetuta solo quando il terreno in superficie è ben asciutto, per evitare pericolosi ristagni idrici o eccessi di vigore a discapito della produzione di frutti.
- Fissare la pianta ad un tutore quando supera i 35 cm di altezza.
- Potare i rami che si allontanino eccessivamente dalla “sagoma” della pianta.
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